martedì 1 marzo 2011

L'adozione non è un gioco

L'adozione non è un gioco per tanti motivi ma soprattutto perché si tratta della vita di circa 163 milioni di bambini la cui storia racconta di abbandono, dolore e solitudine .



Questa mattina sul sito di Ai.Bi., uno dei principali Enti per le Adozioni Internazionali, ho letto che vi sono molti più bambini in attesa che non coppie (eterosessuali) disposte ad adottarli. Anzi, mentre il numero di minori aumenta, quello delle domande di adozione diminuisce.

Nessuno si può prendere la responsabilità di dire in maniera aprioristica se una condizione di vita sia positiva o negativa per un bambino ed è proprio per questo che quando una coppia decide di adottare un minore deve affrontare una lunga fase in cui ne viene valutata l' idoneità e durante la quale i futuri genitori vengono sostenuti e aiutati in un percorso di conoscenza di sé, del proprio desiderio di genitorialità e delle caratteristiche dell'adozione.

Alcune coppie non ottengono l'idoneità, altre divenute consapevoli di se stesse, decidono di non continuare, molte altre arrivano al momento più bello per chi desidera avere un figlio: l'incontro con il bambino che dà inizio ad una nuova famiglia.

Così come per le coppie etero, non si può stabilire se un single o una coppia
gay sia in grado di crescere un bambino ma nessun esperto afferma che non sia possibile. La realtà, d'altra parte, ce lo insegna molto bene.
Bisognerebbe liberarsi dal pregiudizio ed aprirsi alla complessità, all'idea di valutare i singoli casi e alla possibilità di garantire una famiglia ed un futuro felice a milioni di bambini che aspettano in istituti dimenticati da tutti.

In questo contesto le parole del nostro Presidente Berlusconi sono completamente inadeguate e indice dell'utilizzo strumentale di una questione eccessivamente delicata.
Chiudere qualsiasi possibilità di riflessione, di dialogo e di cambiamento è davvero inammissibile!