sabato 5 marzo 2011

Possiamo spiegare cosa è la morte a un bambino?

biancaneveNegli ultimi giorni mi sono ritrovata a pensare come i bambini possono immaginare la morte, se è giusto parlarne con loro, come dirgli della scomparsa di un amico o di un parente. Questa riflessione mi ha rimandato alla prima esperienza di perdita personale.



... Avevo da poco imparato a leggere e scrivere. Passeggiavo allegra e spensierata in una stradina caprese in un giorno come tanti. Poi vidi i manifesti dei defunti. Le lettere nere a caratteri cubitali attirarono la mia attenzione. Lessi prima il cognome, poi il nome... era proprio lei? Non ci potevo credere. La mia bisnonna era morta ed io ero sola, triste ed arrabbiata.
Corsi a casa e iniziai a cercare le sue foto come per sentirla ancora con me. Forse avevo bisogno di vederla, di salutarla ma non lo permisero: ero troppo piccola per assistere ad un funerale, per partecipare al lutto. Non riuscivo a calmarmi, a farmi un'idea di cosa fosse successo, di dove fosse in quel momento la mia nonnina.
Solo la telefonata di mio nonno mi calmò. Mi spiegò che era molto malata, che soffriva e che adesso poteva finalmente riposare in pace...
Riposare in pace. Cosa significa? Ancora oggi me lo chiedo ma all'epoca mi rassicurò, mi fece pensare all'assenza di dolore.

Questa piccolo viaggio nella memoria non mi ha permesso di dare una risposta netta (che evidentemente non esiste) alle mie domande iniziali, ma mi ha fatto pensare a quanto sia importante dialogare con i bambini, spiegare loro ciò che sta succedendo. Ovviamente rispettando il loro modo di comunicare.

Molto spesso, infatti, il tentativo di tenere i bambini protetti e lontani dal dolore è la strada peggiore. Questo perché vivono ugualmente la sofferenza ma senza preparazione né sostegno.

Bisogna entrare nel loro mondo e trasmettergli un dolore mediato da parole comprensibili, da storie (perché non inventare un racconto che parla di perdita?!) in grado di dare senso alle vicende che in ogni caso li coinvolgono.

Il modo in cui la morte viene presentata al bambino è influenzato da fattori socio - culturali, ma non è l'unico aspetto da prendere in considerazione. Infatti, è interessante sottolineare anche l'età e lo sviluppo del bambino.

Da un punto di vista cognitivo, pensare alla morte riguarda la possibilità di percepire l'assenza definitiva. Significa accedere alla conoscenza e alla rappresentazione di ciò che non è percepibile.

Diversi psicologi hanno cercato di comprendere lo sviluppo della nozione di morte nel bambino, individuando quattro fasi (Psicopatologia del bambino
di Marcelli Daniel, Elsevier, 2009):
  • fino ai 2 anni vi è una totale incomprensione per cui alla morte di una persona importante il bambino reagisce come se si trattasse di una separazione o di un'assenza. Non vi è, dunque, una rappresentazione cosciente;
  • dai 2 ai 6 anni si sviluppa una percezione mitica della morte come fase transitoria e reversibile, non opposta alla vita;
  • fino ai 9 anni domina il realismo infantile sulla base del quale la rappresentazione della morte è legata ad elementi concreti come il cimitero o la tomba. Si passa da un riferimento individuale (la propria morte) ad uno universale (tutti muoiono) e all' idea di uno stato irreversibile;
  • tra i 9 e gli 11 anni il bambino acquisisce una padronanza della nozione di morte accompagnata dall' angoscia esistenziale rispetto alla perdita e al proprio destino.