domenica 5 dicembre 2010

I giocattoli limitano la creatività?


Il gioco è un elemento importante nella vita del bambino. Ciò che occorre è mettere all'opera la fantasia al punto che avere giocattoli può diventare una variabile secondaria.



Numerosi psicologi di approcci differenti hanno sottolineato la centralità del gioco nello sviluppo del bambino da punti di vista molto diversi (cognitivo, sociale, psicanalitico), individuando varie classificazioni (es. gioco simbolico, gioco di regole), significati e possibilità di utilizzare il gioco come canale di comunicazione con il bambino.

Segnato da una autentica originalità è il lavoro di D. Winnicott, psicanalista inlgese, che in una prospettiva che tiene sempre conto del rapporto tra individuo e ambiente, colloca il gioco nei fenomeni dell'area transizionale. Quest'ultima è l'area dell'illusione che non appartiene né alla realtà esterna, né a quella interna e che offre al bambino la possibilità di sperimentare la sua onnipotenza.

Dunque, uno spazio intermedio inizialmente condiviso con la madre in cui però il bambino acquista gradualmente un'autonomia; dove ha origine il vivere creativo che si manifesta nel gioco e successivamente, in età adulta, nella vita culturale.

La creatività, non è da rintracciarsi unicamente nella capacità artistica ma è la strada che permette al soggetto di entrare in contatto con il proprio sé ed è "universale, appartiene al fatto di essere vivi". Tuttavia, può restare nascosta ed essere messa da parte da personalità costruite su un falso sé, incapaci di vivere creativamente la propria esistenza, di porsi in un atteggiamento ludico verso il mondo.

Winnicott attravreso queste sue meravigliose riflessioni dimostra anche quanto sia importante il rapporto tra il gioco ed i giocattoli che non è così semplice come si potrebbe pensare.

Un giocattolo deve poter lasciare esprimere la creatività del bambino, dovrebbe essere informe, privo di un funzionamento e e di una tecnicità condizionanti.
Giocattoli troppo complessi possono impoverire le capacità creative ed anche avere tanti giochi può essere negativo per il gioco stesso. In alcuni casi tanti giocattoli possono addirittura dar luogo ad isolamento rispetto al mondo esterno ed al contatto con i coetanei.

Ho deciso di scrivere questo post non per presentare la teoria winnicottiana ben più complessa e difficilmente espressa in così poche righe, ma piuttosto perché leggendo Winnicott ho pensato alle stanze dei bambini di oggi, stracolme di giocattoli al punto che non si riescono neanche a concentrare su un gioco perché distratti da tutti gli altri; ai discorsi che spesso si sentono nel parlare dei genitori sull'importanza di non far mancare nulla ai propri figli e di stimolarli il più possibile nei primi anni di vita.

Beh questo atteggiamento forse non è altro che una conseguenza del consumismo o un disperato tentativo di colmare vuoti affettivi attraverso "cose". I bambini avrebbero bisogno di tutt'altro.
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